Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 15 maggio 2025, entra ufficialmente in vigore il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 25 febbraio 2025, che disciplina il funzionamento del Fondo nazionale del Made in Italy (FNMI).
Il decreto attua quanto previsto dall’art. 4 della Legge 206/2023 e successive modifiche, definendo obiettivi, modalità operative, soggetti gestori e criteri di intervento del Fondo.
Il FNMI ha l’obiettivo di sostenere le imprese italiane strategiche e attrarre investimenti, pubblici e privati, in filiere ad alto valore aggiunto, favorendo processi di transizione, innovazione e sviluppo sostenibile del tessuto industriale nazionale.
Dotazione e struttura del Fondo: due veicoli di investimento
La dotazione iniziale del FNMI è fissata in 900 milioni di euro, ripartiti su due distinti strumenti:
- il Fondo Real Asset (FRA) con 300 milioni di euro per investimenti immobiliari strumentali
- e il Fondo Imprese (FI) con 600 milioni di euro per operazioni di private equity.
Entrambi sono fondi alternativi italiani (FIA) e prevedono la partecipazione obbligatoria di investitori privati per almeno un importo pari alla dotazione pubblica. I veicoli sono gestiti da Società di Gestione del Risparmio italiane:
- Investimenti Immobiliari Italiani SGR per il FRA,
- mentre per il FI il gestore sarà selezionato tramite procedura pubblica.
Ambiti strategici e imprese beneficiarie
Gli investimenti del FNMI si concentrano su filiere strategiche dell’industria italiana, con priorità a settori come l’approvvigionamento e riciclo delle materie prime critiche, in linea con gli obiettivi di politica industriale nazionale.
Possono accedere al Fondo le imprese costituite in forma di società di capitali (comprese le cooperative), con sede in Italia, escluse quelle operanti nei settori bancario, finanziario e assicurativo. È richiesta solidità patrimoniale, potenzialità di crescita e assenza di cause ostative (es. procedure concorsuali, condanne dei legali rappresentanti).
Per il Fondo FRA, sono ammissibili anche investimenti indiretti in asset immobiliari strategici, pubblici e privati, purché strumentali allo sviluppo delle imprese target.
Interventi del Fondo FRA: asset immobiliari strumentali
Il Fondo Real Asset (FRA) è finalizzato a investire indirettamente in beni immobiliari (pubblici o privati), strumentali alle attività di imprese strategiche italiane.
Modalità di intervento:
- Investimenti indiretti in beni immobiliari attraverso “Fondi Target” immobiliari.
- Coinvolgimento di investitori privati, in rapporto almeno paritario con il pubblico.
- Possibilità di affitto o concessione d’uso degli asset alle imprese target, dopo regolarizzazione.
Settori prioritari:
- Materie prime critiche.
- Filiere industriali strategiche, definite dal Comitato tecnico.
Strumenti finanziari ammessi:
- Quote patrimoniali, strumenti partecipativi, leasing, vendor loan, contratti di godimento.
Interventi del Fondo FI: sostegno alla crescita via private equity
Il Fondo Imprese (FI) è orientato a finanziare direttamente o indirettamente imprese italiane strategiche, tramite strumenti di private equity, anche mediante la costituzione o la sottoscrizione di fondi tematici.
Modalità di intervento:
- Investimenti diretti in capitale di rischio (quote, strumenti partecipativi).
- Partecipazione in fondi di investimento diretti e indiretti (fondo di fondi – FOF).
- Coinvolgimento obbligatorio di investitori privati fino al 50% dell’investimento.
Beneficiari:
- Società di capitali (anche cooperative), non finanziarie, con sede in Italia.
- Imprese con solidità patrimoniale e potenziale di crescita.
Vincoli e garanzie:
- Rispetto dei criteri ESG e della finanza responsabile.
- Obbligo di rendicontazione al Ministero e controlli sulla gestione del fondo.
Governance, controlli e principio di finanza responsabile
Il coordinamento del FNMI è affidato a un Comitato tecnico strategico istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con rappresentanti di vari ministeri e delle Regioni. Questo organismo definisce le strategie d’investimento, controlla l’operato dei gestori e valuta gli impatti economici e settoriali degli interventi. Il decreto stabilisce inoltre che gli investimenti devono avvenire a condizioni di mercato e in conformità alle normative UE in materia di aiuti di Stato. Viene infine introdotto l’obbligo per i gestori di adottare politiche ESG e pratiche di finanza responsabile, integrando criteri ambientali, sociali e di governance nei processi di investimento.
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